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E' senz'altro un quadro che colpisce a viva forza lo spettatore, per il fondale rosso fuoco e per la compattezza della composizione.
La natura morta è un'altra delle specializzazioni di Roberto Bernabini, oltre i paesaggi.
Il cesto è denso di frutti della cornocopia, che terminano in alto con due foglie d'uva, il cui grappolo è adagiato al colmo del canestro, sulle zucche.
Alla base, aperto a metà, un melograno, e, ai lati, dei funghi.
L'intreccio di vimini che formano il contenitore è perfetto, quasi appannato da una patina data dal tempo e dall'uso.
E' certamente una delle migliori natura morte di questo pittore generoso e sanguigno.
Essa da' l'idea della forza, della concretezza, della sostanza.
Il canestro ha l'aspetto di braccia serrate a contenere, a ritenere, a possedere.
E' un simbolo. Ma perchè quel rosso ardente da sipario con il nulla? Che significato ha? E' un marchio di fuoco, una firma a caldo.
Un magma lievitante. Queste composizioni si chiamano per definizione "nature morte", ma in questo caso il tutto è vivo e palpabile, denso, netto.
E' una mano sicura quella che ha stabilito le linee e i colori. Colori ruvidi, spontanei come la natura, infatti.
Pare uscito di getto, senza ripensamenti, completo al primo tocco di pennello. C'è un messaggio positivo dentro. L'abbondanza della vita e della passione.
Una natura ardente che contempla se stessa.
Aldo Onorati, 15 Settembre 1999